04 ottobre 2010

"Cuccù!"


Le origini del fischietto sono molto antiche: flauti e fischietti ricavati da ossa lunghe di uccelli e mamiferi appositamente forate sono noti dal paleolitico superiore ed altrettanto noti sono i fischietti globulari ricavati da noccioli e gusci di frutti, di molluschi e dal cranio di uccelli.
In Italia la produzione di fischietti di terracotta tra Medioevo e Rinascimento è caratterizzata da un ricco repertorio iconografico che propone spesso figure zoomorfe. Molto diffusi sono i fischietti globulari a forma di uccello la cui coda costituisce il beccuccio, mentre la cavità del risonatore, oltre al foro dell’imboccatura, presenta spesso uno o due fori digitali per la modulazione del suono.
I fischietti globulari, insieme a quelli ad acqua, nei quali il gorgoglio provocato dall’aria soffiata all’interno della cavità riempita d’acqua emette una sonorità simile al verso degli uccelli, erano probabilmente utilizzati come richiamo da caccia e proprio per il suono emesso erano chiamati cucù, usignoli, rossignoli. Anche il repertorio iconografico attinge spesso al tema dei volatili, tema che in ambito folclorico assume un significato propiziatorio connesso alla primavera, stagione del canto di corteggiamento degli uccelli, alla fertilità, alla rinascita.
A Matera ancora oggi esiste una ricca produzione artistica di fischietti in terracotta, ad acqua e non, chiamati “frischitti” o “cuccù”, souvenirs molto ricercati che è possibile acquistare nelle tante botteghe sparse nei Sassi, dove si può assistere a tutte le fasi della lavorazione, dalla modellazione nella creta, alla cottura, alla coloritura. Gli artigiani raccontano volentieri la storia dei cucù, il loro valore scaramantico, che li voleva murati nella cappa del camino -vulnerabile punto di contatto con l'esterno- o posti sulle culle dei neonati non ancora battezzati per allontanare gli spiriti maligni. I figli maschi ne ricevevano uno in dono in tenera età come augurio di futura felicità. La principale occasione di acquisto era rappresentata dal giorno di Pasquetta o, nel mese di maggio, durante la festa della Madonna di Piacciano, quando i fornaciari portavano, nei luoghi più frequenatati in quei giorni, ceste traboccanti di fischietti variopinti, che avevano modellato e decorato utilizzando calce per il fondo e terre colorate per le rifiniture. Un’altra tradizione vuole il fischietto come pegno d'amore: regalato all'amata dal suo promesso sposo, il “Cuccù” misurava la grandezza della passione, più era decorato, con fiori, frutta ed altri uccellini, più grande e potente era la promessa d'amore.

P.S. I cuccù in foto sono stati realizzati dalla ceramista Maria Bruna Festa di Matera.