05 gennaio 2010

For ever in delight


Il 3 maggio 1818 John Keats descrive in una lettera all’amico John Hamilton Reynolds una sua teoria sui differenti livello di pensiero a cui l’uomo avrebbe facoltà di accedere: soglie che liberamente gli individui possono decidere di oltrepassare o no, consentirebbero il passaggio da una sorta di mondo fanciullo, la Thoughtless Chamber, ad un ambiente dall’aspetto luminoso, la Chamber of Maiden-Thought, che si presenta come una sorta di stanza delle meraviglie, dove sarebbe davvero bello poter restare “for ever in delight”…


« I compare human life to a large Mansion of Many Apartments, two of which I can only describe, the doors the rest being as yet shut upon me - The first we step into we call the infant or Thoughtless Chamber, in which we remain as long as we do not think - We remain there a long while, and notwithstanding the doors of the second Chamber remain wide open, showing a bright appearance, we care not to hasten to it; but are at length imperceptibly impelled by awakening of the thinking principle - within us - we no sooner get into the second Chamber, which I shall call the Chamber of Maiden-Thought, than we become intoxicated with the light and the atmosphere, we see nothing but pleasant wonders, and think of delaying there for ever in delight. »

(John Keats, 3 maggio 1818)


« Io paragono la vita umana ad un vasto palazzo dalle molte stanze, delle quali solamente due posso descrivere, rimanendo le porte delle altre a me chiuse - La prima di cui varchiamo la soglia la chiamiamo la camera dei bambini, o la camera senza pensieri, in cui noi rimaniamo fino a che non pensiamo - Ci rimaniamo un lungo tratto, e nonostante la porta della seconda camera rimanga aperta mostrando un aspetto luminoso, non ci interessa affrettarci verso di essa; ma vi siamo impercettibilmente spinti una buona volta dal risvegliarsi del principio di pensiero - dentro di noi. Non appena entriamo nella seconda stanza, che chiamerò la stanza dei pensieri vergini, siamo pervasi dalla luce e dall'atmosfera, non vediamo nient'altro che piacevoli meraviglie, e pensiamo di attardarci lì per sempre estasiati. »