15 giugno 2009

Larga è la foglia...


La nonna mi raccontava meravigliose favole, favole per me, giacché era della sua vita di bambina vissuta in collegio all’inizio del secolo che raccontava...ricordo alla perfezione le avventure, i particolari, i nomi, le atmosfere nella penombra della sua enorme stanza da letto, in un palazzo austero del centro di Roma, in certe sere d’estate che trascorrevo insieme a lei con la sensazione di vivere un’avventura esotica. Abituata ad un appartamento moderno arredato in puro stile svedese anni 60, percepivo quei soffitti altissimi, quei mobili imponenti, pieni di fiori, frutti e teste di leone come le quinte di un palcoscenico tra le quali comparivano dal buio improvvise figurette di bambine con polacchine e vestitini a quadri, colletti inamidati e capelli inanellati a rappresentare solo per me il racconto di quei capolavori di astuta ingenuità e di incosciente crudeltà di cui solo i bambini (le bambine…) sanno essere capaci.

Poi vinceva il sonno, le palpebre cominciavano a cedere, le immagini diventavano confuse…era il momento della “foglia”…lottavo con tutte le mie forze perché mia nonna non capisse che stavo sul punto di addormentarmi, perché non pronunciasse l’insesorabile …"Larga la foglia, stretta la via dite la vostra che ho detto la mia”

Quella “foglia larga” la odiavo con tutto il cuore. Ma poi che voleva dire? Improvvisamente vedevo le bimbette fin de siècle salutarmi con quella enorme foglia verde tra le mani, fare l’inchino e sgattaiolare ridendo dietro le quinte del mio teatro…"No, nonna non dirlo, continua a raccontare…” ma già lei mi dava la buonanotte e si allontanava nel buio…la misteriosa, enorme foglia aveva vinto ancora una volta…

Solo pochi giorni fa leggo in rete:“...si tratta di una trascrizione errata della parola soglia dovuta alla somiglianza tra la resa grafica in corsivo della s e quella della f…” e continuando a cercare noto anche che esiste una alternanza nel proverbio che a volte recita anche “Stretta è la foglia, larga la via…”

Incredibile!

Fin dall’infanzia una soglia disturbava i miei sonni….

05 giugno 2009

Soglie Templari. La Pieve di Sticciano


E' una chiesa del X secolo, situata in un borgo arroccato su un'altura della maremma toscana che guarda verso sud ovest la terra che degrada verso il mare. 

Invito a leggere l'interessante articolo di Claudia Cinquemani Dragoni. Riassumo qualche cenno sul portale.

Al centro dell'architrave è incisa una croce patente, di cui solo due bracci sono biforcuti. Il lato destro presenta subito accanto un Fiore della Vita.  E' una sorta di fiore del loto a sei petali. Lo si trova già in decorazioni egizie e nella civiltà di Ur, nella cultura Micenea, sui Calabash della Guinea, nell'antica Cina, tra i Celti, in monete ed altri oggetti etruschi e steli Fenicie, oltre che in altri esempi di scultura romanica. E' uno dei simboli più diffusi nelle chiese Templari. Tra queste il Duomo di Sovana, in una Pieve di Arcidosso ed a San Galgano.

Il lato sinistro dell'architrave è stranamente disadorno, asimmetrico. Riporta unicamente un motivo a zig-zag, il cui elemento è antichissimo, comparendo fin da terracotte dell'età del bronzo e nella cultura villanoviana, ma anche in Messico e tra i Dogon, in Egitto.

A lato dello stipite di sinistra sono incisi tre cerchi. In tutti è presente l'elemento della quaternità. Il primo è il fiore dell'Apocalisse, il secondo è un glifo della Terra, il terzo la Gerusalemme Celeste.  Quando ho visitato il luogo, quest'ultimo simbolo era stato maldestramente coperto da un intervento di consolidamento.

E' interessante considerare che queste incisioni potrebbero aver avuto anche funzione pratica. Era infatti importante conoscere le fasi astrali per la realizzazione dell'opera e potevano essere usati come meridiane per l'orientamento verso la Terrasanta.  Orientarsi nel cammino per Gerusalemme allo stesso modo che nel cammino verso il Divino.

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