17 febbraio 2009

"Timeo ianuas" (licenza carnascialesca)


“Un uomo impazzì per avere troppo profondamente riflettuto sull’azione di aprire e di chiudere una porta.
Egli si mise a paragonare la conclusione delle discussioni umane a quel movimento che, nei due casi, è assolutamente lo stesso, benché diverso ne sia il risultato.”

H. de Balzac, “Teoria dell’andatura”, in H. de Balzac, “Patologia della vita sociale”, Torino, Boringheri, 1992
Balzac pubblicò la Teoria dell’andatura in cinque puntate, fra l’agosto e il settembre del 1833, sulle pagine de “L’Europe Littéraire”.


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11 febbraio 2009

Soglie e simboli negli antichi calendari: Februarius


Il calendario romano di età romulea comprendeva solo 10 mesi: quattro (marzo, aprile, maggio e giugno) avevano nomi propri, mentre gli altri sei avevano nomi derivati dalla loro posizione (quintilis, sextilis, september, ecc.) probabilmente perché aggiunti in un secondo tempo ad una antichissima forma calendariale che computava solo i mesi primaverili, nota agli antichi presso gli Egiziani e gli Arcadi. L’anno romuleo, basato su mesi siderali, coincideva con il ciclo della gravidanza delle donne, che a sua volta coincideva con quello dei bovini e con il ciclo di maturazione del farro. A Numa viene tradizionalmente attribuita una riforma del calendario, che tra l’altro, vide l’inserimento dopo il mese di Dicembre di altri due periodi di circa 30 giorni, Ianuarius e Februarius. Benché siano i primi dieci mesi del calendario ad accogliere le feste più antiche, quelle in collocate nel più “moderno” Februarius rivestono particolare rilievo e costituiscono una preziosa testimonianza sulla necessità del rientro temporaneo dell’elemento caotico-primordiale all’interno dello spazio e del tempo organizzati e definiti.

Febbraio è il mese che realizza i presupposti del rinnovamento annuale, che si compirà con Marzo, primo mese del calendario, contenendo festività segnatamente riferite alla conclusione del ciclo temporale dell’anno. Nei riti annuali finalizzati alla “rigenerazione” compare la sospensione del tempo calendariale, essa corrisponde all’ apertura di un ciclo temporale mitico che, mediante lo svolgimento di riti particolari come l’estinzione dei fuochi, la fuga del re, il ritorno delle anime dei defunti, la licenza erotica, simula la regressione al Caos e consente all’uomo di liberarsi da quanto il tempo dell’anno trascorso ha logorato e di rigenerarsi con nuove energie.

La festa dei Lupercalia del 14 febbraio, dedicata a Fauno, oltre alla sua valenza purificatrice e di concessione della fecondità, possiede aspetti strettamente connessi al rientro momentaneo del caos, del disordine, dell’elemento irrazionale all’interno della città. Il sacerdozio dei Luperci, che esercitavano le loro funzioni per un solo giorno l’anno non ricoprendo nessuna altra funzione religiosa, è estremamente singolare e il carattere selvaggio del rituale è privo di ogni confronto: la nudità, la corsa sfrenata, il consumare gli exta sacrificali semicrudi, l’atto del colpire con fruste fatte con la pelle della capra sacrificata chiunque incontrassero (in modo particolare le donne che si offrivano spontaneamente ai colpi di frusta per propiziare la fecondità), sarebbero interpretabili secondo George Dumezil (G. Dumezil, Le problème de Centaures, Paris, 1929) come rappresentanti di un disordine demoniaco e brigantesco che ritualmente, alla fine di ogni anno, si contrapponeva all’ordine civile sotto l’egida di Fauno-Luperco che, come antenato dei Romani, aveva il suo posto d’onore nel mese in cui si onoravano gli antenati.

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01 febbraio 2009

An angel passes


Come Giano nel mondo romano anche in quello greco un dio dalle molte facce presiede le porte: Hermes. I suoi epiteti sono puledòkos, colui che ronza attorno a le porte, pulaios e thuraios, aggettivi entrambi derivanti da “porta”. Insieme ad Hestia abita, come recita l’inno omerico ad Hestia, “…nelle belle dimore degli uomini che vivono sulla superficie della terra, con sentimenti di mutua amicizia”.
Mentre Hestia è il focolare circolare, il centro attorno al quale la casa si radica nella terra, Hermes è la transitabilità della soglia: “Non c'è niente, in lui, di fisso, di stabile, di permanente, di circoscritto, né di chiuso. Egli rappresenta, nello spazio e nel mondo umano, il movimento, il passaggio, il mutamento di stato, le transizioni, i contatti tra elementi estranei. Nella casa, protegge la soglia, respinge i ladri perché è lui stesso il Ladro [...], per il quale non esistono né serrature, né recinto, né confine”. (J. P. Vernant, ”Hestia-Hermes. Sull’espressione religiosa dello spazio e del movimento presso i Greci”, in Mito e pensiero presso i Greci, pp. 147-200, To, 1978.)
Nel mondo romano a Hermes corrisponde Mercurio legato prevalentemente all’ambito dei commerci, ma considerato anche il padre dei Lari nati in seguito alla violenza su Tacita Muta durante il viaggio verso l’oltretomba.
Hermes, presente alle porte delle città, ai confini degli stati, agli incroci delle vie, deve forse il suo nome agli hermaion, mucchi di pietre che si trovano ai margini delle vie e su cui ogni passante aggiunge una pietra. Hermes, che conosce bene le strade e si orienta nelle tenebre, presiede anche alle tombe, porte del mondo infero: suo è il compito di portare i morti nell’aldilà ed essendo una divinità ubiquitaria cui è concesso circolare liberamente tra i due mondi, è anche addetto a riportarli tra i vivi. Banditore, commerciante, dio errante, padrone delle strade, introduce una dopo l'altra le stagioni ed è responsabile del passaggio dalla veglia al sonno e dal sonno alla veglia. Invisibile, governa e può provocare i cambiamenti di stato, l’imprevedibile, la sorte, sia essa buona o cattiva, e può essere ovunque: al cadere improvviso di una conversazione i Greci dicevano “Passa Hermes”, a significarne l’invisibilità, l’ubiquità, la sfuggevolezza, l’astuzia e, curiosamente, nel mondo anglosassone nello stesso frangente si dice tuttora: “E’ passato un angelo”. Da vero nume del passaggio Hermes è passato di epoca in epoca senza subire la crisi della religione classica che investe, invece, tutte le altre divinità olimpiche, e sopravvive anche con il cristianesimo. Il periodo ellenistico lo vedrà tornare in auge, assimilato a Thot e a Mercurio, e come Ermete Trismegisto, continuerà a sopravvivere attraverso l’alchimia e l’ermetismo almeno fino al XVII secolo. 

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