28 gennaio 2008

Nina si voi dormite (Leonardi-Marino, 1901)


'Nde 'sta serata piena de dorcezza
pare che nun esisteno dolori.
Un venticello come 'na carezza
smove le piante e fa' bacià li fiori.


Nina, si voi dormite,
sognate che ve bacio,
ch'io v'addorcisco er sogno
cantanno adacio, adacio.
L'odore de li fiori che se confonne,
cor canto mio se sperde fra le fronne.

Chissà che ber sorriso appassionato,
state facenno mo' ch'ariposate.
Chissà, luccica mia, che v'insognate?
Forse, che canta chi v'ha innamorato.

Nina, si voi dormite,
sognate che ve bacio,
ch'io v'addorcisco er sogno
cantanno adacio, adacio.
L'odore de li fiori che se confonne,
cor canto mio se sperde fra le fronne.

Però, si co' 'sto canto, io v'ho svejato,
m'aricommanno che me perdonate.
L'amore nun se frena, o Nine amate,
che a vole' bene, no, nun è peccato.

Nina, si voi dormite,
sognate che ve bacio,
ch'io v'addorcisco er sogno
cantanno adacio, adacio.
L'odore de li fiori che se confonne,
cor canto mio se sperde fra le fronne.

Vi invito a visitare:
http://www.danielemutino.it

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27 gennaio 2008

Una sequenza di millenni


"Di tre cose si ciba l'uomo, del vitto che alimenta il corpo, delle induzioni dei sensi che alimentano la mente, e del prana che alimenta lo spirito. Il vitto rende l'uomo parte del regno vegetale e animale, riso e mango, latte e miele gli danno vita; le percezioni lo rendono parte del mondo umano, piaceri e sofferenze, ambizioni e paure, certezze e titubanze gli danno vita; il prana lo rende parte delle energie cosmiche, luce e calore, emanazioni che scendono dal cielo e quelle che lo raggiungono dalla terra gli danno vita. Da sempre l'uomo recepisce ed emana, e la vita è quello che diamo e quello che riceviamo.
Ma l'uomo si chiede: 'Cosa diamo? Cosa riceviamo?'
Non ha memoria?
Così poco conosciamo se non conosciamo neppure noi stessi"

Baba Shaligram Dasji, guru di Bhimbetka (da Note di Viaggio, Madjia Pradesh, 1981)


Baba Shaligram Dasji, rinomato guru di Bhimbetka, aveva trovato il suo eremitaggio nella grotta tempio della dea Drga, in mezzo alla foresta. Seguaci, pellegrini e bisognosi di cure percorrono la lunga e accidentata pista tra le montagne per raggiungere il santuario. Sulle pareti rocciose si sono accumulate le impronte del tempo; accanto alle pitture buddiste, affiorano tracce di pitture preistoriche. Una sequenza di millenni ci riporta alle origini. La grotta è stata luogo di culto da tempi immemorabili.

Dal Preambolo a Le radici della cultura, E. Anati, Jaca Book 1992

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18 gennaio 2008

Le quattro porte


Così abbatterono le quattro porte:
la prima fu la porta antica quella
rivolta a sud che si chiudeva ombrosa
sull'arsura di luglio.

Poi demolirono, insieme con le mura,
la scolorita porta orientale che
ogni giorno aveva roso i cardini
per far entrare l'alba.

La porta occidentale che accostava
i suoi battenti al cielo fu devastata
dalle sentinelle che si erano stancate
di vegliare.

E la porta del nord, barriera alle correnti
che spossavano chiunque osasse fermarsi
a un crocevia, crollò da sola. Allora
i venti irruppero nella città indifesa.

Si spensero le lampade presso le lapidi e le piogge
battenti sopra i contrafforti, cancellarono
rapide
anche il nome dei morti.

Bruna Dell’Agnese da STANZA OCCIDENTALE (Parma, 1985 ed. La Pilotta)

Bruna Dell'Agnese è originaria di Borgomanero, vive a Milano e trascorre lunghi periodi sul lago d'Orta. Ha iniziato a pubblicare tardi, nel 1980, sulla rivista "Nuovi Argomenti" diretta allora da Alberto Moravia, Enzo Siciliano e Attilio Bertolucci. Era stato proprio l'incontro con quest'ultimo, avvenuto nel piccolo villaggio marino di Tellaro, presso Lerici, a convincerla a farlo. Fino allora infatti si era sempre considerata estranea alle correnti dominanti nella poesia italiana. Benché le sue tematiche "la razionalizzazione, lirica, della condizione esistenziale e la tentazione di cogliere il reale nel suo fluire contradditorio", come scrisse Bertolucci presentando il suo primo libro Stanza Occidentale, fossero quelle del suo tempo, la sua lingua, lontana da ogni oscurità, "assolutamente cristallina", come rilevava lo stesso Bertolucci nella medesima presentazione, la collocavano in un posto tutto suo, "lontana da ogni scuola" come vide Vittorio Sereni. Passati i tumultuosi anni delle avanguardie, la calma voce di Bruna Dell'Agnese poteva trovare ascolto. Accolta e apprezzata da critici e scrittori, (Lalla Romano, Paola Capriolo, Giacinto Spagnoletti, Pietro Citati, Charles Tomlinson e molti altri), amata e seguita dal suo pubblico, ora Bruna Dell'Agnese ha trovato la sua giusta collocazione nel panorama della poesia contemporanea italiana.


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17 gennaio 2008

Come il sole e la luna salirono in cielo


Tanto tempo fa il sole e la luna vivevano sulla terra.
Un giorno si svegliarono così tanto assetati che decisero di andare dai loro vicini uccelli selvaggi, che conservavano l’acqua in grandi e pesanti recipienti, a chiedere un po’ d’acqua, ma quando il sole e la luna arrivarono gli uccelli selvaggi negarono loro di bere. Il sole, essendo un disobbediente, prese ugualmente uno dei recipienti e vi poggiò la bocca per spegnere la sua arsura, ma ecco che accadde il disastro! Il recipiente gli sfuggì dalle mani: cadde, si ruppe e tutta l’acqua andò persa, gli uccelli, allora, inferociti corsero dietro al sole e alla luna che fuggirono via terrorizzati. Il sole e la luna si nascosero in un una casa in mezzo alla foresta, ma non servì perché furono presto scoperti. Allora avvenne il peggio! Il sole dalla rabbia di essere stato scoperto divenne rovente e gli uccelli, non potendo più stare in piedi dal gran caldo, cominciarono a sbattere violentemente le ali , tanto da provocare un vento fortissimo che scagliò il Sole e la Luna nel cielo.
Nessuno più poté far tornare da lassù il sole e la luna.

Leggenda Yanomami

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