29 agosto 2008

"Non havire pagura a questo ballo venire"


Il Trionfo della Morte rappresentato nell’affresco sulla facciata dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone (Bg), in alta Val Seriana, risale al XV secolo ed è attribuito a Giacomo Borlone o Giacomo Busca . Il tema del Trionfo della Morte (si pensi al Trionfo della morte del Petrarca in letteratura, al Trionfo della morte del Camposanto di Pisa, al Trionfo della morte di Peter Bruegel, al Trionfo della morte del Sacro Speco di Subiaco, alle tante danze macabre ampiamente diffuse nell’area alpina ) si afferma a partire dal XIV secolo insieme ai connessi temi della Danza macabra e dell’ Incontro tra i tre vivi ed i tre morti.
Nella parte inferiore dell’affresco di Clusone c’è La Danza Macabra accompagnata dall’iscrizione che sembra invitare al ballo:

"O ti che serve a Dio del bon core
Non havire pagura a questo ballo venire
Ma alegramente veni e non temire
Poij chi nase elli convene morire"

E la porta c'è. Ed è, come sempre, il simbolo più esplicito ed efficace, l'universale metafora del ritorno “a la gran madre antica” (Petrarca, Triumphi, Triumphus Mortis, I, v.89): “I personaggi, provenienti da una porta dietro la quale si intravede un salone affollatissimo, appartenenti a tutte le classi sociali (la dama con lo specchio, il disciplino, riconoscibile dalla veste col cappuccio, un viandante con la sua bisaccia, un oste, un mercante, un soldato, un artigiano, un letterato) avanzano in fila condotti, per mano o sottobraccio, quasi a passo di danza, ognuno da uno scheletro verso un’altra porta, figura dell’ingresso alla vita eterna, dove li attende il giudizio divino.” (Francesca Cantucci, “Non havire pagura a questo ballo venire” http://www.vicoacitillo.net/senecio/sag/morte.pdf )

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20 agosto 2008

L'isola dei morti


Non per amore della storia del famosissimo quadro di Arnold Bocklin, e nemmeno per la sua tomba a Firenze, non per la triste fama dell’ illustre possessore di una delle versioni del quadro, non per il fascino e l’interesse che suscitò in Freud, in D’Annunzio, e nemmeno per tutti gli artisti che ispirò…. Solo per quell’ "essere che sta varcando la soglia", e che nell’attraversarla s’è trasformato nella inquietante ed indefinibile materia dei parallelepipedi che lo stanno attendendo e che riflettono, come lui, i raggi di luce del suo ultimo tramonto, che disegna quella timida ombra lunga sull’altro piccolo parallelepipedo che l’ "essere che sta varcando la soglia" ha caricato a prua, la sua bara, il suo fardello, un monolite di razionalità di cui nemmeno la morte riuscirà a liberarlo.

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16 agosto 2008

Degli aerei sogni son due le porte


“Non tutti,
Ospite, i sogni investigar si ponno.
Scuro parlano e ambiguo, e non risponde
L'effetto sempre. Degli aerei sogni
Son due le porte, una di corno, e l'altra
D'avorio. Dall'avorio escono i falsi,
E fantasmi con sé fallaci e vani
Portano: i veri dal polito corno,
E questi mai l'uom non iscorge indarno.”

Odissea, XIX 560-567, traduzione di Ippolito Pindemonte

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05 agosto 2008

Le porte di Agharti


Il mito della Terra Cava è presente nelle visioni cosmiche di molti popoli antichi, dall’Asia Minore alle Americhe, dal Tibet all’Egitto, alla Grecia, all’India: un misterioso mondo intraterraneo popolato da esseri superiori, esseri molto simili a quelli di superficie, ma a differenza di loro, liberi e privi della cognizione del bene e del male. Molti di essi, confusi tra di noi, agiscono sulla terra, nascondendo la loro vera identità, per il bene dell’umanità.
L’esploratore polacco Ferdinand Ossendowsky riportò a questo proposito informazioni importanti avute durante un viaggio in Asia: si tratterebbe di un mondo sotterraneo, Agharti,
Il terreno è fertile per ogni tipo di indagine, a patto che si usi sempre il prefisso fanta-: fanta-archeologia, fanta-antropologia, fanta-scienza, fanta-storia, fanta-geologia e lo spunto è buono per films d’azione e video games, è noto che Hitler fu molto interessato alla ricerca di Agarthi e che Renè Guenon ne scrisse a profusione. Dall’ interessante sito http://www.rosacroceoggi.org/pagine.esotertiche/agarthi.htm leggiamo che
costituito da lunghissime gallerie che traverserebbero l’Asia ed il Tibet, la Mongolia ed il Deserto di Gobi, e i cui accessi, segretissimi, sarebbero nascosti in varie parti del mondo. Porte visibili esclusivamente ad iniziati ed illuminati, collocate forse ai Poli, forse nel Kentuky o sotto la Piramide di Cheope, forse un complesso sistema di accesso, o sotto la Sfinge. Ma anche l’Etruria potrebbe essere un punto di passaggio, e anche Stonehenge o l’Isola di Pasqua…tutti luoghi dove, cosa che non ci stupisce affatto, la mancata comprensione del significato e l’incertezza che da ciò scaturisce, diventano sinonimo di “luogo del passaggio” di “porta” di “varco” verso qualcosa di indefinito e, per questo magnificamente non umano, soprannaturale.“Può accadere di imbattersi casualmente in uno degli ingressi al Regno Sotterraneo ma, se si dovesse entrarvi, ci si perderebbe irrimediabilmente nei meandri sconfinati che perforano il sottosuolo, oppure, se anche si riuscisse a trovare una via d’uscita, non si ricorderebbe nulla di ciò che si è visto o appreso. Perlopiù, in ogni modo, accedere ad Agharti è impossibile perché i suoi abitanti, per non permettere l’ingresso al Male, avrebbero predisposto una protezione invalicabile, costituita da speciali vibrazioni che offuscano le facoltà mentali e rendono invisibili le porte del Regno”.

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